martedì 18 giugno 2013

E' arrivata l'estate e nel Canale di Sicilia si torna a morire.


La cosa straordinaria è che oggi l’Albania rappresenta un paese in cui le prospettive di crescita e le opportunità per le imprese sono impareggiabili rispetto alle nostre e che oltre al fenomeno della migrazione di ritorno inizia a prendere consistenza quello degli italiani che spostano le loro aziende in Albania. La vergogna dei governanti italiani non avrà mai fine! 

Nel frattempo dall'Africa iniziano ad arrivare i primi barconi di disperati che non sapendo neppure nuotare e senza mai aver visto il mare si avventurano rischiando e perdendo, in troppi casi, la vita. 
Vedere quei telegiornali con gli uomini le donne e i bambini aggrappati alle tonnare che muoiono per arrivare in Italia fa male al cuore, alla coscienza e all'anima ma allo stesso tempo provoca un senso di rabbia e di impotenza. 

La politica è la vera responsabile di quelle morti e di quella tragedia che, molto spesso, quando sembra essere finita con l'arrivo in Italia è invece solo all'inizio e può arrivare all'orrore di Kabobo che a colpi di piccone alla fine ha sfogato tutta la sua rabbia. 

Il Giornale
Se l'Italia invece mandasse un messaggio forte e inequivocabile e avesse la coerenza di tenere una linea di condotta al di là del Mediterraneo saprebbero che rischiare la vita durante il viaggio sarebbe inutile perché il ritorno sarebbe immediato. 
Saprebbero che è inutile inseguire un miraggio perché qui ciò che li aspetta è solo miseria e povertà.


Mentre sa al contrario l'Italia investisse nella assistenza alle popolazioni nei loro paesi e nella formazione e selezione del personale da impiegare e inserire nel nostro tessuto sociale quelli che arriverebbero lo farebbero viaggiando sicuri, con un lavoro che li aspetta e con la prospettiva di inserirsi nella nostra società da uomini e donne liberi, uguali e bene accolti. Non la vorrebbero più la cittadinanza italiana perché avrebbero già la dignità e la fierezza derivanti dalla loro condizione di lavoratori e contribuenti. 


La cittadinanza non è uno spauracchio da agitare per avere sussidi, assistenza  o la casa popolare ma una condizione a cui si dovrebbe arrivare dopo lunga e serena meditazione  perché significa rinnegare le proprie origini e la propria patria!

La vergogna per i nostri governanti non si dissiperà nemmeno tra cento anni e nessuno dovrebbe morire per venire in un paese come il nostro che non è nemmeno in grado di provvedere ai propri figli. 


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