mercoledì 6 marzo 2013

Morto Chavez. Bertinotti lo piange. E Bersani??

Il Giornale
Ecco, ci risiamo.
E' davvero emblematico il comportamento di personaggi come l'ex Presidente della Camera Fausto Bertinotti che in un momento così difficile per l'Italia non esita a mettere nero su bianco i suoi pensieri e sentimenti sulla morte del dittatore Chavez.


Essere scomparso dalla scena politica con 4 anni fa non gli ha insegnato nulla o forse è proprio perché rassegnato a non poter più rientrare in parlamento che si lascia andare così?

Poi dicono che il comunismo non esiste più.

per fortuna Ingroia, alleato di Rifondazione Comunista è stato spazzato via dalla scena ancor prima di entrare ma quello che mi fa rabbrividire è il colloquio che Ingroia scambiò con Bersani nel quale i due si punzecchiavano riguardo a chi di loro fosse più rosso" dell'altro.

A questo punto, dopo il putiferio scatenato per le "dichiarazioni filo fasciste" di una Deputata del M5S attendiamo le dichiarazioni di Bersani sulla morte di Chavez.

Che ci dica cosa ne pensa lui. E' d'accordo con Bertinotti o con il resto del mondo che considera il comunismo una piaga altrettanto sgradevole del fascismo e del nazismo?

Ce lo dica Bersani cosa pensa veramente della morte del dittatore!


Gli 8 punti di Bersani? No grazie! Per fortuna B lo ha fermato. Si rassegni!

TG1
Bersani non si rassegna!
Proprio non ce la fa ad accettare l'idea di essere stato battuto di nuovo dal "Giaguaro" e a dispetto del senso del dovere che dovrebbe fargli anteporre gli interessi dei cittadini ai suoi cerca in tutti i modi di salvare la faccia, la poltrona e la dignità.

Così invece di ammettere la sconfitta e dare le dimissioni si ostina a voler a tutti i costi formare il "suo" governo.

E' disposto a tutto pur di riuscire nel suo intento e invece di dimettersi e ritirarsi nell'interesse dell'Italia si abbassa ad elemosinare un contatto con Grillo, un canale che solo per gli insulti che il comico gli ha rivolto in questi anni dovrebbe essere chiuso e improponibile.

Oggi ha la sfacciataggine di proporre il suo programma "post-tsunami".
Una iniziativa che poteva essere lodevole se fosse stata davvero quello che vuole sembrare.

L'idea è buona:
Scartata la possibilità di costituire un "governissimo" con il PDL (e solo per motivi di odio nei confronti del "giaguaro" la qual cosa è già indicativa di quanto l'interesse del paese sia secondario all'ego personale e del partito) si tenta la via dell'alleanza strumentale con il M5S e si propone di formare un governo con il dichiarato intento di realizzare in tempi brevi un programma comune per poi tornare alle elezioni.

Buona l'idea ma, come al solito, il PD e Bersani nel mettere in atto i proponimenti non riescono a liberarsi della dottrina comunista che l contraddistingue.

Ecco quindi che il programma sintetico che doveva riportare il paese alle urne in breve tempo e con una legge elettorale più degna si farcisce di altri 7 punti uno più degno dell'altro della più becera e stomachevole dottrina di sinistra.
Come dire:
"Per una volta che ci siamo e considerando che potrebbero volerci altri 20 anni prima di riessere al governo, proviamo a lasciare un segno!"

No grazie! Dico io!
Fortunatamente un bel "NO" Bersani oltre che da me lo ha incassato anche da Grillo che per come sta' gestendo la sua "vittoria" mi diventa ogni giorno più simpatico.


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