venerdì 21 febbraio 2014

Festival di Sanremo 2014



Il Festival di Sanremo è un'appuntamento irrinunciabile per moltissimi italiani.
Io lo seguo da sempre e non smetterò mai.
Nelle ultime edizioni le scelte della Rai e soprattutto la presenza di conduttori faziosi come Fazio e Litizzetto avevano avvelenato il piacere di seguirlo.
Quest'anno mi sono presentato all'appuntamento convinto di dovermi sorbire il solito minestrone di riferimenti alla politica, battute contro la "destra" e proclami a sinistroidi.
Così non è stato.
Perfino la "minaccia Grillo" si è esaurita in un nulla di fatto.
Sarà perché la sinistra si è finalmente resa conto di non avere motivo di esistere?

L'illusione è durata poco, anzi pochissimo.
Eh già, perché non avendo motivo di direzionare tutta l'energia contro un "nemico" incombente i conduttori del Festival hanno avuto tutto l'agio possibile per mostrare la vera essenza del
"comunista radical chic":

Per prima cosa si sono incassati un compenso esagerato che oltre ad essere smisurato e immotivato è anche un pugno in faccia a tutti i "compagni" che appesi alle balaustre di mezza Italia chiedono "pane".

In secondo luogo hanno dato sfogo a tutte le manie di grandezza tipiche di chi non si è mai conquistato nulla nelle vita con le proprie forze e che potendo spendere a sbafo i soldi dei contribuenti può dar libero sfogo al proprio io. Ecco quindi succedersi sul palco improbabili protagonisti del passato che riesumati dalle case di riposo hanno accettato di buon grado la possibilità di un ultimo momento di gloria (retribuito, c'è da giurarci) e di godere dell'applauso del pubblico; peccato che però in alcuni casi l'applauso sia scaturito dalla pena che suscitavano piuttosto che dalle doti artistiche orami appassite e anacronistiche.
Un vero amante nostalgico di grandi artisti come quelli avrebbe dovuto avere il buon gusto di omaggiarli proiettando un filmato e facendoli accomodare in platea nelle prime file.

Accanto a questa sfilata di "ospiti geriatrici" ecco un'altra passerella altrettanto bizzarra:
Ospiti presentati con l'enfasi dovuto a grandi personaggi che però una volta pronunciato il nome suscitavano in tutti lo stesso interrogativo: " E chi è questo?"
Per fortuna ci venivano in soccorso le note dei loro grandissimi successi che innegabilmente rappresentano "pilastri" della musica mondiale ma che sinceramente sembravano messi li solo per soddisfare l'ego di Fazio e amplificare sempre più il messaggio che vuole la sinistra portatrice di civiltà arte e progresso.
Non una canzone nè tanto meno un ospite erano sguarniti del solito messaggio subliminale tanto caro a Fazio.
Chi era li più per il fatto di essere gay che per la sua musica e chi ci stava più per il piacere di riproporre uno degli inni degli hippy che per il successo dei suoi dischi.

Ma il fondo lo ha toccato di nuovo lei. La Litizzetto che con il suo monologo di ieri sera è riuscita a fare del suo peggio. Peggio ancora di quanto aveva già fatto nei giorni precedenti a furia di volgarità, parolacce e continui riferimenti alla sessualità.

Allo stesso tempo ha provato a far passare il peggio delle convinzioni e dell'ipocrisia sinistroide come un messaggio destinato ai genitori e a riproporle come un esempio da seguire per tutta la società.

Ha iniziato con il "tema" del Festival: La bellezza che secondo lei è relativa:

La bellezza non è più un pregio.
Siamo tutti egualmente belli e la cosa assurda è che per dimostrare questa tesi arriva a dire che i "belli" sono "brutti" perché omologati mentre i brutti sono belli perché tutti diversi!
Peccato che poi nei fatti quelle come la Litizzetto non le guarda nessuno. E' un fatto.

Che la bellezza sta' nell'essere su una sedia a rotelle.

Io non ci vedo niente di bello in una ragazza paralizzata. Io ci vedo dolore e sofferenza e, casomai, la bellezza la intravedo nella dignità con cui quella persona affronta il suo handicap.
Voler far passare il concetto che una ragazza è bella perché sfortunata è come rinnegare il dono di due gambe affusolate che ti sorreggono e che fanno voltare gli uomini!

Ipocrita!

Ma per le donne la bellezza non deve diventare una ossessione.

Giusto. Ma non dobbiamo nemmeno far passare il messaggio (errato) che la bruttezza e la vecchiaia siano "belle".
Se da un lato l'abuso della chirurgia e dei trattamenti di bellezza rappresentano davvero un fenomeno di malcostume dall'altro anche l'elegia della bruttezza è altrettanto esecrabile.

Il messaggio che davvero non riesco ad accettare è quello che condanna lo sforzo del singolo di migliorarsi. La ricerca della bellezza riferendosi ad uno stereotipo ben delineato.
Mettersi a dieta e fare ginnastica è una pratica salutare e anche se costa fatica alla fine premia.
Lei invece vuole fare passare il messaggio per cui impegnarsi per essere migliori è inutile perché ognuno è bello a modo suo. I canoni della bellezza vanno abbandonati perché anche una bambina cicciona e brufolosa a suo modo è bellissima.
Non riesco ad immaginare nulla di dannoso per una bambina con problemi di peso che convincersi di essere bella anche con la ciccia per poi arrivare alla pubertà ed accorgersi che i suoi amici non la considerano come una loro probabile conquista ma solo come una sfortunata che abbuffandosi di Nutella ha reso il suo corpo un ammasso di adipe ballonzolante e rivoltante.

Un danno anche maggiore lo faremmo se iniziassimo a considerare "quelli che fanno fatica a stare al passo" come "uguali" o più belli dei normodotati: Regaleremmo una illusione pronta ad infrangersi alla prima difficoltà della vita.

Altra assurdità proposta sotto forma di "consiglio" nella lunghissima "predica" della maestra fallita è quella che ci vorrebbe far capire tutto ad un tratto  che insegnare ai bambini ad ammirare il bello è una cosa da evitare.
"Siamo tutti belli solo che lo siamo in modo diverso"
Eh già, perché così nessuno dovrà mai provare a migliorarsi. Vero Litizzetto?

Una bambina grassa è bella! A modo suo ma è bella. Quindi perchè fare sport? Perchè evitare di ingozzarsi di dolci se anche le grasse sono belle?

Un bambino senza un braccio è bello! Quindi perché averne due? E quelli con due braccia cosa devono fare? Vergognarsene?

La presentatrice senza un braccio? Se è vero che senza un braccio può essere una persona migliore di tutti noi è anche vero che chi ne ha due può fare altrettanto!
Il concetto non è normalizzare l'handicap ma condannare la discriminazione. Non è nell'affermare l'uguaglianza fasulla ma nel predicare il rispetto e l'ammirazione per chi, pur portando un handicap, si distingue e si eleva raggiungendo traguardi ancora più grandi rispetto a chi è più fortunato.

Perché sforzarsi di essere i più bravi se alla fine dobbiamo essere tutti uguali?

L'appello a inserire attori portatori di handicap negli spot della Nutella è stato il massimo: Adesso ci dirà anche che a mangiarsi le fette di Nutella negli spot ci dobbiamo mettere i ciccioni, a far la pubblicità dei preservativi i gay e che le "famiglie tradizionali" della Barilla comprendano la presenza di bambini Down. Tutto pur di non fare campagne di prevenzione per impedire che altri infelici possano venire al mondo.
Non avrebbe fatto meglio a suggerire a Barilla di regalare un test genetico a tutte le coppie che intendano mettere al mondo un figlio? A fare campagne di prevenzione?

Perché studiare e impegnarsi per arrivare per primi se anche l'ubriaco che dorme tra i cartoni è altrettanto bello e merita le stesse opportunità?

Poi, la storia del cerino che noi mettiamo in mano ai nostri figli è davvero il massimo:

Una cosa è insegnare che nella vita la competizione è l'unico modo per avere di più e un altra è non insegnare che gli avversari vanno rispettati e che una vittoria non è una vittoria se non ottenuta con onore.

Onore. 

E' questo quello che sfugge alla Litizzetto.
Un uomo con un po' d'onore non darebbe mai fuoco ad un barbone perché è proprio l'amore per se stesso ad impedirglielo mentre ad un uomo a cui è stato insegnato dalla propria madre che siamo tutti uguali, che non bisogna competere e che non c'è vergogna nel finire a dormire ubriachi sui marciapiedi probabilmente finirà proprio per ubriacarsi, drogarsi e dormire per strada...magari dopo aver scippato una povera madre che non aveva tralasciato di insegnare al proprio figlio il concetto di Onore.

E' l'onore a spingere un bambino a non mortificare lo sfortunato che gli è accanto e ad aiutarlo proprio perché "diverso"

E' l'onore che spinge lo scolaro ad impegnarsi per conseguire risultati che lo porteranno ad essere il migliore ma senza calpestare nessuno per raggiungerli.

E' l'onore che spinge la ragazzina a stare a dieta a fare sport e ad impegnarsi per curare il suo corpo come un tempio. La bellezza sarà un effetto secondario.

E' l'onore che spinge il bello, alto, forte, intelligente a fermarsi, chinarsi e a porgere la mano all'ubriaco per aiutarlo ad alzarsi e a trovare il successo nel riscatto di se stesso. Lo stesso onore che gli impedisce di far del male ai deboli perché non c'è Onore nell'ingiustizia.

Sarà ma nonostante la predica della Litizzetto io a bruciare gli ubriachi immagino sempre di trovarci un ragazzo a cui hanno insegnato che siamo tutti uguali, che l'handicap non rende il tuo prossimo una persona indifesa da proteggere e che invece di trovare stimolo nella competizione ha trovato rifugio nella consolante realtà prospettata nel suo monologo: Un mondo in cui impegnarsi non conviene a nessuno e credere in se stessi è inutile.













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